Le origini totemiche del culto di Sant’Omobono
Le origini totemiche del culto di Sant’Omobono
di Hasan Andrea Abou Saida
Sant’Omobono, oltre ad essere il patrono e simbolo di Cremona, è il santo protettore dei mercanti, lavoratori tessili e sarti. Secondo la sua agiografia, Omobono Tucenghi fu un sarto e ricco mercante di stoffe vissuto tra il 1150 e il 1197. Intorno ai cinquant’anni decise di dedicarsi interamente alle opere di carità abbandonando le sue imprese, e per questo venne ostacolato dalla moglie e dai figli. In tutta la sua vita si dedicò ad opere di bene e distribuì grandi elemosine: secondo la leggenda infatti il suo borsello era sempre pieno di monete e non si svuotava mai ad opera della Provvidenza divina. Per queste doti, divenne un cittadino molto popolare ed amato, leggendario nella sua levatura morale e nella sua bontà d’animo. Fu il primo laico non nobile ad essere canonizzato nel Medioevo, e venne proclamato santo appena due anni dopo la sua morte dal papa Innocenzo III nel 1199. Uno tra i miracoli più famosi attribuiti al santo è quello di aver arrestato, facendo segni della croce con il suo bastone, una terribile piena del Po che aveva già invaso gran parte di Cremona e che minacciava di travolgere tutta la città 1.
Il culto di sant’Omobono però, nella sua essenza simbolica, ha radici molte più antiche, assumendo in sé il ruolo di “totem” cittadino, simbolo caratterizzante l’anima di Cremona. Questo particolare archetipo cittadino lo si ritrova espresso nel culto dell’eroe Ercole, il fondatore leggendario della città di Cremona. Le caratteristiche ed essenza del totem di una città, infatti, vengono tramandate nella tradizione popolare sotto forma di storie, miti, leggende e anche fiabe. Secondo il mito, il semidio Ercole, di ritorno dall’Iberia, dopo aver recuperato i Pomi delle Esperidi, si fermò a riposare sulle rive del fiume Po. In quei tempi, la zona era infestata da ladroni dalla statura gigantesca che saccheggiavano i piccoli villaggi nei dintorni. Saputo che da quelle parti si trovava il famoso eroe, gli abitanti più anziani si recarono da lui e gli chiesero di aiutarli a liberarsi dai quei briganti. Ercole non si fece pregare molto e decise di affrontare i briganti da solo. In brevissimo tempo li sconfisse e li uccise, liberando finalmente il territorio da quel terribile male, ma prima di andarsene decise che quelle popolazioni avessero bisogno di un luogo sicuro dove proteggersi, in caso fossero sopraggiunti nuovi briganti. Quindi fondò una città fortificata e gli diede il nome della madre Alcmena, che col tempo si trasformò in Cremona 2. Uno degli appellativi della città di Cremona è infatti “Erculea”, richiamando il nostro eroe.
E’ convinzione comune tra gli studiosi che la religiosità del popolo, un “cristianesimo popolare”, abbia continuato ad essere influenzato dalle credenze pagane precedenti, e che abbia di fatto ritrovato inconsciamente diverse analogie tra la figura di Omobono Tucenghi ed Ercole: entrambi sono due eroi e salvatori della città. Inoltre, Ercole ha la funzione di protettore del commercio e dei mercanti esattamente come Sant’Omobono. Infine, entrambe le figure vengono raffigurate con connotati e simbologie solari, come ad esempio i pomi d’oro delle Esperidi per Ercole e la borsa piena d’oro per Sant’Omobono. Vi è una statua presente presso il Torrazzo di fianco al Duomo di Cremona che rappresenterebbe l’eroe Ercole, con un aspetto non proprio corrispondente alla sua iconografia classica, ma medievale. Secondo la testimonianza dello storico cremonese Antonio Campi, la statua fu scoperta nel 1417 e posta sulla facciata del Duomo, tra le sculture di un leone e di un toro, animali presenti in due episodi delle dodici fatiche dell’eroe 3.
Attraverso una comparazione dei culti di Sant’Omobono presenti in Italia e delle indagini archeologiche nelle chiese a lui dedicate, si può confermare l’eredità del culto dall’eroe al santo. Nell’area sacra di Sant’Omobono di Roma, scoperta nel 1937 nei pressi della chiesa di Sant’Omobono, hanno ritrovato i resti di due statue in terracotta appartenenti al precedentemente tempio arcaico etrusco del VI a.C. Una statua raffigura il dio Ercole, con pelle leonina legata sul busto, mentre l’altra rappresenta una figura femminile con elmo dotato di paraguance e cimiero alto, forse Minerva, o Bellona o la Fortuna armata 4.
Inoltre, la presenza di un culto di Ercole nel tempio etrusco è confermata dal ritrovamento di una tessera hospitalis in avorio a forma di leoncino (animale simbolico di Ercole), intagliata solo da un lato, con sopra un’iscrizione in etrusco: “Araz Silqetenas Spurianas”, un tributo dedicato alla divinità del santuario 5.
Un altro eroe guerriero presente a Cremona con gli stessi attributi guerrieri solari è senza dubbio Giovanni Baldesio, detto Zanen de la Bala, vissuto tra il 1052 e il 1128. L’eroe cremonese, la cui leggenda è ben radicata nella città, è venerato per aver liberato la città di Cremona dal dominio del Sacro Romano Impero. Si narra che Cremona ai quei tempi doveva pagare ogni anno all’imperatore una tassa consistente in una palla d’oro di cinque chili. Per liberare la città da questo tributo, i cremonesi delegarono Zanén de la Bàla a sfidare in combattimento Enrico IV di Franconia, figlio di Enrico III, e in caso di vittoria la città non avrebbe più pagato il tributo. L’eroe cremonese vinse, e la sua storia viene ricordata ancora oggi con lo stemma di Cremona dove compare un braccio con la palla d’oro e la scritta fortitudo mea in brachio, ovvero «la mia forza sta nel braccio» 6.
Questo culto degli eroi e delle divinità ha la sua venerano i propri totem (animali, vegetali, etc.), veri e propri spiriti protettori. Le qualità del totem primario di ciascuna città possono essere rintracciate nelle divinità ed negli eroi arcaici più importanti a livello locale. Per Cremona, il totem primario è il leone, animale solare simbolo di sovranità, potere, coraggio e forza. In epoca romana, i templi dedicati ad Ercole a Cremona erano addirittura tre e le epigrafi dedicatorie presenti nel territorio erano molto numerose, a conferma dell’importanza del culto a livello locale. L’eroe Ercole infatti viene sempre raffigurato con la pelle del leone Nemea come mantello, un attributo totemico dei sovrani e degli eroi, e dal quale trae la forza divina trasformandosi in leone.
Le stesse qualità totemiche le ritroviamo nel corrispettivo celtico di Ercole, ovvero il dio Ogmios. Il dio viene raffigurato come un vecchio con fronte calva, canuto, con pelle rugosa, arsa e nera ma con tutti gli attributi dell’eroe greco/romano, quali il leontè, la faretra, la clava nella mano destra e l’arco nella mano sinistra 7.
Secondo una leggenda cremonese, a conferma dell’importanza di questo totem, un leone sarebbe stato sepolto nelle fondamenta del Torrazzo. Un’altra storia riportata dal notaio cremonese Domenico Bordigallo nella sua Chronica seu historia del 1527, racconta che Cremona rimase disabitata per molto tempo, dopo che il re longobardo Agilulfo la distrusse. Un giorno, vicino alle rovine della città si accampò con il suo esercito un principe gallico, al quale dopo poco si avvicinò zoppicando un leone che gli mostrò la zampa sanguinante a causa di una spina. Il principe, per nulla spaventato, curò la zampa del leone che subito dopo sparì, per poi tornare con un capriolo in dono. Il mattino dopo il principe ripartì, e il leone lo seguì nel suo cammino fino a Roma. Dopo vari viaggi ed imprese, però, il leone venne a mancare. Il principe quindi decise di tornare a Cremona per riedificarla e come prima cosa pose le ossa del leone nelle fondamenta del Torrazzo. A ricordo di questo gesto, in cima al Torrazzo venne posto un leone di metallo con la zampa alzata, in memoria del leone che sollevò verso il principe la sua zampa ferita. Sempre secondo le cronache di Domenico Bordigallo, dal metallo della statua, dopo qualche secolo, fu fabbricata una grande campana 8.
Gli studi di vari autori della tradizione astrologica geografica (ovvero quel ramo dell’astrologia che si occupa di individuare i collegamenti tra i luoghi della Terra e i segni astrologici sulla base del loro grado di affinità energetica) confermano ulteriormente il legame tra Cremona e il leone, in quanto il segno natale di Cremona è appunto quello del Leone 9.
In conclusione, si può affermare come gli influssi astrali derivanti dalla costellazione del Leone si siano riflessi maggiormente sul territorio cremonese, creando una profonda connessione spirituale con funzione zodiacale del Leone, manifestando così le qualità e caratteristiche leonine nei culti divini in tutte le epoche.
1 Cattabiani, A. (2013). Santi d’Italia. Milano: Rizzoli, p. 750.
2 Campi, A. (1585). Cremona fedelissima città, et nobilissima colonia de Romani,…. Cremona: Hippolito Tromba & Hercoliano Bartoli, p. 1.
3 Ibid.
4 Area Sacra Sant’Omobono. Romano Impero.com: https://www.romanoimpero.com/2010/03/area-sacra-santomobono.html (ultima visita 12/11/2020).
5 Tessera hospitalis. Wikipedia, L’enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Tessera_hospitalis (ultima visita 12/11/2020).
6 Giovanni Baldesio. Wikipedia, L’enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Baldesio (ultima visita 12/11/2020).
7 Ogmios. Treccani.it : https://www.treccani.it/enciclopedia/ogmios_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29/ (ultima visita 12/11/2020).
8 Beneggi, A. (2011). La “Cronicha” di Domenico Bordigallo. Unversità degli Studi di Napoli Federico II, http://www.fedoa.unina.it/8793/1/BENEGGI.pdf (ultima visita 12/11/2020).
9 Città, Nazioni e Segni zodiacali. Renzobaldini.it: http://www.renzobaldini.it/citta-nazioni-e-segni-zodiacali/ (ultima visita 12/11/2020).
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