La festa di Samhain nella tradizione avaloniana
La festa di Samhain nella tradizione avaloniana
di Hasan Andrea Abou Saida
La festa di Samhain, un periodo che inizia con la luna nuova di Ottobre e si conclude attorno all’11 Novembre, l’attuale festa cristiana di San Martino, rappresenta un passaggio, una soglia tra la fine e l’inizio di un ciclo dell’anno. E’ la conclusione del periodo estivo e l’inizio del buio e del freddo invernale, l’eterno dominio della dea Cailleach, la “Vecchia Donna”, la Regina dell’Inverno.
La stagione verde si conclude e la vita del seme comincia nel mondo sotterraneo. Samhain è il tempo dell’ultimo raccolto e degli ultimi frutti, della preparazione, del buio, del freddo, del silenzio e del riposo, del processo di morte e rinascita. In questo periodo le attività all’aperto finiscono e ogni crescita avviene nell’oscurità. Tra il 31 Ottobre e il 1 Novembre vi è il culmine della Discesa, ovvero il discendere nelle profondità di noi stessi per apprendere e cambiare la nostra prospettiva. Samhain è il Capodanno celtico, il momento dove i veli tra i mondi sono più sottili, un periodo oltre il Tempo e lo Spazio, permettendo ai vivi di entrare in contatto con gli antenati, gli Dei e gli esseri fatati.
Secondo le leggende arturiane, re Artù fu portato sull’isola sacra di Avalon, accompagnato da tre donne (la Dea nei suoi tre aspetti) dopo la battaglia di Camlann, per essere guarito dalle ferite inferte da suo figlio Mordred. Ma re Artù, simbolo della tradizione arturiana del Re di Avalon, non muore veramente, ma dorme, in attesa del risveglio e di una nuova battaglia. E’ il Signore Oscuro che scende nel mondo sotterraneo per poi rinascere come nuovo Sole bambino al solstizio d’inverno. Avalon stessa, secondo le leggende, è un’isola dove dimorano i morti, il cosiddetto Altromondo celtico. E’ un luogo sacro, un reame in cui si può accedere facilmente sia dalla Realtà Spirituale che da quella terrena. Uomini, divinità, sacerdotesse, eroi ed esseri fatati, dimorano, si incontrano e scambiano continuamente conoscenze ad Avalon.
Ad Ynis Afallach, ovvero “l’isola delle Mele”, la reggenza di questo particolare periodo è affidata ad una delle cinque famiglie del Clan delle sacerdotesse, chiamate Shide. Dai capelli color ambra-tramonto e dalla veste bianca, queste sacerdotesse sono peculiari del periodo autunnale. Le qualità di chi appartiene a questa famiglia sono l’eleganza e la raffinatezza, ma anche un carattere molto volubile: infatti il loro umore cambia tanto spesso quanto delle raffiche di vento. Le Shide possiedono un grande senso di Giustizia e sono sempre pronte ad aiutare coloro che ne hanno bisogno. La festa di Samhain si trova a metà del periodo di questa famiglia, e la stella principale di riferimento è Antares, la grande stella rossa, nonché la più luminosa della costellazione dello Scorpione, che ha la sua levata eliaca in questo giorno.
A Samhain il velo che divide il mondo terreno da quello spirituale è più sottile che mai, diventando una porta aperta fra le dimensioni del tempo e delle esistenze, consentendo di ricevere messaggi dalle persone che hanno oltrepassato la soglia della vita. Inoltre, si onorano e si festeggiano i nostri morti, gli spiriti dell’Aldilà e i nostri cari antenati attraverso le arti divinatorie e le storie che venivano narrate. Ogni Fuoco Sacro, sia domestico che degli altari, viene spento per poi essere riacceso il giorno successivo. Samhain è tempo per l’introspezione, per svuotare il falso della nostra mente, cuore ed anima. È il momento in cui guardiamo la morte speranzosi e cercando un significato profondo in essa. In questa celebrazione, le sacerdotesse Shide si dividono in quattro gruppi che andranno a disporsi nei quattro punti cardinali formando una circonferenza ed ogni gruppo della famiglia si disporrà esattamente lungo l’orientamento magnetico terrestre. Dopo un lungo sospiro, tutte assieme le sacerdotesse alzeranno le braccia invocando i quattro venti (Tramontana, Levante, Mezzogiorno e Ponente) che confluiranno verso di loro. Si tratta di un rito di purificazione, un atto di rinascita che serve a spazzare via tutte quelle energie pesanti non più necessarie. Nel periodo tra il 23 settembre e il 31 ottobre si lascia all’individuo la maturazione dei problemi, la comprensione delle proprie ombre in lui, fino a raggiungere una piena consapevolezza in modo da potersene liberare con il rito del 31 ottobre. Il termine del rito avverrà quando le quattro parti della famiglia, insieme, abbasseranno le braccia e i venti cesseranno. Attraverso questo rito ogni anno una persona può ripartire pulito e libero da ciò che non è più essenziale nella sua vita.
Bibliografia
Un viaggio ad Avalon – Aindreas Fàél (2020). Sossano: Anguana Edizioni