Nefertum: il dio del loto, della rinascita e dei profumi
Nefertum: il dio del loto, della rinascita e dei profumi
di Hasan Andrea Abou Saida
Nefertum, sebbene meno conosciuto rispetto a divinità come Ra o Osiride, occupa un posto significativo nel pantheon egizio. Associato alla rinascita e alla bellezza, Nefertum è venerato come il dio del loto, simbolo di purezza e rigenerazione. Il suo nome, derivato dall’antico egizio “nfr-tm” che significa “Colui che è perfetto”, riflette la sua connessione con la bellezza e la perfezione divina, incarnando la vitalità della natura e la freschezza della vita. Nefertum è strettamente legato ai profumi e alle essenze, simboli del suo ruolo nella rigenerazione.
Il loto, elemento centrale nella religione egizia, rappresenta il ciclo della vita e della morte. Questo fiore, che si apre al mattino e si chiude al tramonto, era considerato un simbolo di rinascita quotidiana, strettamente collegato al dio del sole Ra. Secondo la leggenda, Nefertum alleviò le sofferenze di Ra, portandogli un loto sacro per confortarlo. In quanto dio del loto, Nefertum era anche venerato come una divinità della creazione e della rinascita. Alcune raffigurazioni lo mostrano emergere dal loto, simboleggiando la nascita del sole ogni mattina. In alcune versioni del mito della creazione, Nefertum emerge dal caos primordiale sotto forma di un fiore di loto, portando con sé il sole e dando inizio alla vita.
Nei Testi delle Piramidi, Nefertum è chiamato “Fiore di Loto al naso di Ra”, mentre nel Libro dei Morti, noto come “Papiro di Ani”, appare tra i 42 giudici del tribunale dell’aldilà:
“Sorgi come Nefertum dal loto d’acqua blu per le narici di Ra, e uscirai sull’orizzonte ogni giorno.”
Il loto celeste, a cui si fa riferimento, è il fiore da cui nasce il sole, rappresentato da Arpocrate, o Horus bambino. L’idea della resurrezione era strettamente legata al loto, e Ani, aspirando a trasformarsi in un loto, desidera rinascere in una nuovo corpo e ascendere al cielo come il dio Sole. Uno tra gli epiteti del dio Nefertum era “Giovane Ra”, rappresentando il sole nascente.
Nefertum è spesso raffigurato come un giovane con un copricapo a forma di loto, a volte decorato con piume o serpenti, a sottolineare la sua connessione con la vegetazione e la vitalità. In altre rappresentazioni, appare come un uomo con la testa di leone, in associazione con le dee leonine. Nefertum è anche parte della triade divina di Menfi, insieme a Ptah e Sekhmet, considerato loro figlio. In questo contesto, Nefertum agisce come mediatore, unendo il potere creativo di Ptah con la forza distruttiva di Sekhmet, incarnando così la capacità di creare e distruggere, guarire e proteggere. In altre tradizioni, Nefertum è considerato figlio della dea Bastet. Templi a lui dedicati si trovavano a Tebe e nel Delta del Nilo, dove era venerato come simbolo di rinascita e bellezza. A Buto invece si vedeva Nefertem come il figlio della dea del serpente Wadjet.
Come molte altre divinità egizie, anche Nefertum fu soggetto al sincretismo. Durante il Nuovo Regno, venne associato a divinità come Ra e Atum, entrando a far parte di un pantheon sincretico sempre più complesso. Tuttavia, il culto di Nefertum non era confinato solo ai grandi templi o alle cerimonie ufficiali. Anche nella vita quotidiana, gli egizi veneravano Nefertum come protettore della salute e della bellezza. Amuleti a forma di fiore di loto, legati a Nefertum, erano indossati per protezione e come simboli di rinascita. Nei rituali funerari, il dio era invocato per proteggere l’anima del defunto, simboleggiando la rigenerazione dell’anima e accompagnandola nel viaggio verso la Duat, l’aldilà egizio.
Bibliografia
Budge, E. A. W. (1913). The papyrus of Ani: A reproduction in facsimile, Volume 1: Book of the dead. Putnam.
Hornung, E. (1992). Gli dei dell’antico Egitto. Salerno Editrice.
Mestica, G. S. (2003). Dizionario universale di Mitologia. Bompiani.
Tosi, M. (2004). Dizionario enciclopedico delle divinità dell’antico Egitto. Ananke.
Wilkinson, R. H. (2003). The complete Gods and Goddesses of Ancient Egypt. Thames and Hudson.