Il libro dell’aldilà – Arthur Conan Doyle
Il libro dell’aldilà – Arthur Conan Doyle; dettato medianicamente a Grace Cooke; traduzione di Brenda Hamlyn Bencini e Clara Bianca Erede (1983). Roma: Edizioni Mediterranee, 134 p. ; 22 cm.
Un invito ad abbandonare la paura della morte perché la morte, come la vita, la sopravvivenza e le comunicazioni tra i due mondi sono fenomeni ed esperienze naturali.
Un libro-messaggio di Arthur Conan Doyle – scomparso nel 1930 – che venne dettato in trance a Grace Cooke, celebre medium inglese, tra il gennaio del 1931 e il giugno del 1932 con il preciso scopo di correggere alcune teorie e credenze spiritiche che lo scrittore scozzese aveva attivamente propagato in vita e che nell’aldilà aveva potuto riesaminare, alla luce della sua esperienza personale.
Ciò che espone l’inventore di Sherlock Holmes in questo testo va molto oltre i limiti dello spiritismo e di quanto all’epoca si conosceva sull’argomento: tratta della vita dopo la morte in una maniera più che mai incisiva, rendendo chiaro quanto la vita qui e la vita dell’aldilà siano inestricabilmente intrecciate, essendo l’una complemento dell’altra.
I suoi messaggi riguardano l’eterno progresso umano oltre la morte, danno una risposta all’interrogativo del libero arbitrio di fronte al destino, e offrono una soluzione al problema del male, spiegando da dove veniamo, perché siamo sulla terra, dove andiamo dopo la morte.
Arthur Conan Doyle (Edimburgo, 22 maggio 1859 – Crowborough, 7 luglio 1930) è stato un medico e scrittore scozzese, estremamente noto in tutto il mondo grazie ai suoi libri e racconti gialli, d’avventura e fantastici. Le avventure del suo protagonista più noto, l’investigatore Sherlock Holmes, lo hanno reso uno degli autori più letti dei nostri tempi e le sue opere sono state tradotte in tantissime lingue. E’ stato l’inventore del sottogenere chiamato “giallo deduttivo”.
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