Dalle radici arcaiche alla tradizione popolare: un’analisi di “Jack e la pianta di fagioli”
Dalle radici arcaiche alla tradizione popolare: un’analisi di “Jack e la pianta di fagioli“
di Hasan Andrea Abou Saida
Le fiabe sono molto più di semplici racconti per bambini; esse racchiudono profonde verità culturali, morali e, in alcuni casi, esoteriche che riflettono le credenze e le preoccupazioni delle società che le hanno create. Un esempio particolarmente interessante è la fiaba “Jack e la pianta di fagioli”, una storia che si presta a numerose interpretazioni, dalle sue origini arcaiche alle letture simboliche.
La fiaba di “Jack e la pianta di fagioli” è di origine inglese e le sue prime versioni risalgono al XVIII secolo. La narrazione originale apparve per la prima volta nel 1734 con il titolo “The Story of Jack Spriggins and the Enchanted Bean”. Successivamente, nel 1807, Benjamin Tabart pubblicò una versione moralizzata della storia intitolata “The History of Jack and the Bean-Stalk”. Questa versione rifletteva le sensibilità e i valori del tempo, mettendo in risalto insegnamenti morali e sociali che venivano impartiti attraverso la narrazione. La moralizzazione era un aspetto importante di molte storie dell’epoca, utilizzate per educare e istruire i giovani lettori sui comportamenti desiderabili e sui valori morali.
Nel 1845, Henry Cole, sotto lo pseudonimo di Felix Summerly, contribuì a rendere popolare la fiaba includendola nella sua raccolta “The Home Treasury”. Tuttavia, è stata la versione di Joseph Jacobs, pubblicata nel 1890 nella sua raccolta “English Fairy Tales”, a diventare la più conosciuta e ampiamente ristampata. La versione di Jacobs si distacca dalla moralizzazione di Tabart e si avvicina di più alla tradizione orale, presentando una narrazione che rispecchia le radici popolari della storia. Questa versione è considerata più autentica e fedele alle origini folkloristiche della fiaba.
La trama di “Jack e la pianta di fagioli” è relativamente semplice ma ricca di elementi simbolici e di significato. La storia racconta di Jack, un ragazzo povero che scambia la sua unica mucca per una manciata di fagioli magici. Questi fagioli, cresciuti durante la notte, formano una pianta enorme che raggiunge il cielo. Affascinato e incuriosito, Jack decide di arrampicarsi lungo la pianta e scopre un mondo sconosciuto al di sopra delle nuvole, dove trova il castello di un gigante. Qui, Jack incontra la moglie del gigante, che gli offre cibo, ma il ritorno del gigante mette Jack in grave pericolo. Mentre si nasconde, Jack osserva il gigante contare le sue ricchezze e, approfittando del sonno dell’enorme essere, ruba un sacco di monete d’oro.
Dopo aver riportato le monete alla madre, Jack decide di tornare al castello del gigante. In questa seconda visita, riesce a rubare una gallina che depone uova d’oro. La sua terza incursione lo vede tentare di rubare un’arpa magica che suona da sola. Tuttavia, l’arpa si anima e richiama l’attenzione del gigante, che insegue Jack fino alla pianta di fagioli. In un atto disperato di salvezza, Jack taglia la pianta, facendo cadere il gigante che muore nella caduta. Con la morte del gigante, Jack e sua madre possono finalmente vivere in ricchezza e prosperità, liberi dalle difficoltà economiche che avevano precedentemente affrontato.
Alcuni studiosi delle università di Durham e della Universidade Nova de Lisboa suggeriscono che “Jack e la pianta di fagioli” possa avere origini molto più antiche di quanto si pensasse. Essi ipotizzano che la fiaba possa derivare da racconti arcaici risalenti a oltre 5.000 anni fa, collegandola a un tipo di narrazione noto come ATU 328, “Il ragazzo che rubò il tesoro dell’orco”. Questo racconto arcaico potrebbe avere radici nella tradizione linguistica proto-indoeuropea, con varianti risalenti tra il 4500 e il 2500 a.C., suggerendo che la storia di Jack potrebbe essere collegata a una tradizione narrativa molto antica.
Nel contesto della fiaba, è interessante notare come alcuni dettagli e elementi possano essere interpretati simbolicamente. Il fagiolo, per esempio, è una pianta magica che cresce e funge da ponte tra il mondo terreno e il mondo dei giganti, creando un collegamento tra due realtà distinte. Nella tradizione di molte culture, una pianta che collega il mondo dei vivi all’Altromondo è spesso vista come un asse del mondo, un ponte tra il mondo materiale e quello spirituale. In questo senso, la pianta di fagioli può essere interpretata come un percorso iniziatico, un viaggio che l’eroe deve affrontare per accedere a una dimensione superiore dove si trovano le vere ricchezze, sia materiali che spirituali. In molte mitologie infatti, gli eroi usano oggetti magici per viaggiare nell’aldilà. Orfeo utilizza la sua lira incantata per attraversare l’oltretomba e recuperare la moglie Euridice. Enea impiega un ramo d’oro per entrare nell’Ade e consultare il padre defunto. Ercole usa una cintura magica per affrontare Cerbero e completare le sue fatiche. Questi oggetti non solo facilitano il viaggio in altre dimensioni, ma conferiscono anche potere e protezione all’eroe.
Il gigante, d’altra parte, rappresenta le forze oscure e materiali che dominano il mondo terreno. Nella mitologia indoeuropea, i giganti sono spesso associati all’origine del cosmo e rappresentano il caos primordiale contro cui gli dèi si sono battuti. Sono figure di grande forza e longevità, spesso depositari di conoscenze antiche, e le loro caratteristiche sono strettamente sovrapponibili a quelle degli orchi. In questo contesto, il gigante è un simbolo degli ostacoli e delle difficoltà che l’eroe deve affrontare nel suo cammino verso la crescita spirituale. La capacità di Jack di sconfiggere il gigante e di rubare i suoi tesori rappresenta la vittoria dell’intelligenza e dell’astuzia sulla forza bruta e sull’oppressione.
Il momento culminante della storia, in cui Jack taglia la pianta di fagioli, può essere interpretato come una metafora della necessità di rompere i legami con il mondo materiale per raggiungere una pace duratura e una prosperità autentica. La caduta del gigante simboleggia la sconfitta delle forze oscure e ctonie, e la liberazione dell’eroe dai pericoli e dalle tentazioni del mondo terreno. Questo atto di distruzione della pianta di fagioli rappresenta un distacco dalle influenze negative e dalle forze oppressiva, permettendo a Jack di vivere una vita migliore con sua madre.
In alcune versioni della fiaba di Jack, il gigante non viene nominato, mentre numerosi adattamenti teatrali lo designano come Blunderbore, un nome che compare in racconti del XVIII secolo come “Jack the Giant Killer”. Tuttavia, nel racconto “The Story of Jack Spriggins”, il gigante è noto con il nome di Gogmagog, un gigante leggendario nella mitologia gallese. Questi nomi differenti riflettono le variazioni e le interpretazioni della fiaba nel corso dei secoli, illustrando come le storie popolari possono evolversi e adattarsi a diversi contesti culturali.
In conclusione, la fiaba di “Jack e la pianta di fagioli” non è solo una narrazione affascinante e avventurosa, ma un testo ricco di significato culturale e simbolico. Essa offre spunti per esplorare temi universali di crescita personale, scontro tra forze opposte e la ricerca di ricchezze autentiche. Le sue radici antiche e le sue numerose versioni nel tempo dimostrano la sua capacità di risuonare attraverso le epoche e le culture, mantenendo la sua rilevanza e il suo fascino per le generazioni successive.
Bibliografia
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