L’oracolo delfico e il culto ctonio-apollineo
L’oracolo delfico e il culto ctonio-apollineo
di Hasan Andrea Abou Saida
γνῶθι σαυτόν, ovvero Conosci in te stesso: era questa la massima scritta sul frontone del tempio di Apollo a Delfi, un monito per tutti coloro che entravano nel sacro tempio alla ricerca di risposte dall’oracolo.
Per più di mille anni, Delfi fu un luogo sacro della “ierogamia“, dell’unione tra il dio del cielo Urano e della terra Gea.
La fondazione della città e del suo oracolo ebbe luogo in tempi antichissimi, molto prima di quanto ci abbiano riferito gli autori greci nei loro scritti. Qui sorgeva il complesso sacrale connesso con il Santuario del dio solare Apollo, dove per secoli l’oracolo fu venerato e consultato non solo dai Greci, ma anche da numerosi altri popoli. Ma molto prima del culto apollineo, attorno al XVI sec. a.C. durante l’Età del Bronzo micenea, Delfi era originariamente dedicato al culto della dea terrestre, la dea Gea o Gaia, progenitrice dei Titani e degli dei olimpici. Il nome Delphi infatti deriva dalla stessa radice di δελφύς, “grembo”, indicando la venerazione arcaica di Gaia nel sito. 1 Erano stati suoi gli oracoli che avevano guidato l’ascesa di Zeus verso la sovranità.
Le sacerdotesse della Madre Terra infatti, profetizzavano i primi responsi in una caverna sul Monte Parnaso, il cui nome pre-ellenico, in origine detto Parnašša, deriverebbe dall’ittita e dal luvico parna che significa “casa”, “dimora” 2. I Greci consideravano il monte e la stessa città di Delfi come il centro del mondo e dell’Universo, la sede dell’Omphalos o ombelico del mondo, una pietra a forma di uovo che era situata nella parte più interna del Santuario in tempi remoti. L’omphalos, in quanto pietra vomitata dal titano Krónos, venne posta da Zeus nelle valli sotto i gioghi del Parnaso, perché fosse un segno per il futuro, un prodigio per gli uomini mortali. In un’antica leggenda, si dice che due aquile (o due cigni), partite dagli estremi confini della terra e dirette verso il suo centro, si erano incontrate proprio lì, nella divina Delfi, il centro di congiunzione tra le energie terrestri e celesti dell’Antica Grecia. Secondo gli storici, ai suoi lati erano disposte due aquile d’oro in ricordo dell’impresa compiuta dai due rapaci 3. Stretto attorno all’Omphalos delfico, vi è il serpente Pito, la guardiana dell’utero di cui è medesima manifestazione totemica. Secondo lo stesso Omero, il nome dell’oracolo anticamente era Pytho, dal greco antico Πυθώ, la Pizia, l’incarnazione della Pitonessa, il nemico ctonio che fu ucciso dal dio Apollo in una missione di vendetta e di conquista del santuario 4.
In una delle leggende greche più famose, si legge di come Apollo, poco dopo la sua nascita dalla madre Latona sull’isola di Delo, partì per il Monte Parnaso dove viveva Pitone. Il dio si scagliò contro il drago-serpente, figlio di Gea, uccidendolo a colpi di frecce, appropriandosi infine della sede oracolare dedicata alla Terra. A causa di questo oltraggio, Gea chiese aiuto a Zeus, il quale ordinò ad Apollo di farsi purificare a Tempe e di istituire dei giochi a Delfi chiamati “Pitici”, in onore del sacro Pitone. Dopo essersi purificato, Apollo si recò dal dio Pan, da cui ottenne i segreti dell’arte divinatoria, costringendo inoltre la sacerdotessa della Madre Terra, detta Pizia o Pitonessa, a servirlo. A causa di questa sua impresa, il dio si guadagnò l’appellativo pitio, divenendo “Apollo Pizio o Pitico” 5.
Ma le fonti più antiche, come gli inni omerici ad Apollo ed alcune raffigurazioni artistiche, citano anche un serpente femminile (drakaina), Delfine (Δελφινης), custode dell’oracolo e dal cui nome sarebbe derivato Delfi/Delfo. L’aspetto e gli attributi di questo serpente si confondono, forse volutamente, con quelli di Echidna, una donna bellissima con coda di serpente, figlia di Ceto e Forcio, e sorella di Ladone. Omero racconta anche che presso la dragonessa viveva il drago Tifone, figlio di Hera, la quale per far dispetto a Zeus, che aveva concepito Atena dalla sua testa, decise di concepire un figlio senza l’aiuto maschile. Tifone, creatura mostruosa, venne affidato dalla dea alla dragonessa. Apollo quindi uccise il serpente Delfine e lasciò la sua carcassa ad imputridire sotto i raggi del sole, nel luogo che fu chiamato per questo Pito, dal verbo greco pythèin, “imputridire” 6.
La figura del serpente Pitone, si modella quindi su quella più arcaica di Delfina, riprendendone in parte alcuni attributi in primis il ruolo di custode dell’oracolo. Ruolo che in alcune raffigurazioni più antiche conserva assieme ad Apollo pur diventando successivamente l’avversario sconfitto ed ucciso.
Dalla sua nascita dunque, la sede oracolare fu dedicata in origine alla dea Gea, e, dopo di lei, fu la titanide Themis, sua figlia, dea della Giustizia e dell’Ordine, a reggere l’oracolo. Secondo la Teogonia, dall’unione di Themis con Zeus nacquero le Ore e le Moire, le tessitrici della vita e del Destino degli uomini. Il significato del nome Themis è “irremovibile”, per questo forse è stata identificata sia come la personificazione dell’ordine legale e della giustizia eterna. Ovidio, nel mito di Deucalione e Pirra, narra dell’oscuro responso che la dea diede ai due giovani sposi, pronunciando queste enigmatiche parole: “Uscite dal tempio e gettate dietro le vostre spalle le ossa della Grande Madre”. Solo dopo capirono che la Grande Madre era Gea, e lanciando sassi dietro le loro spalle ripopolarono la Terra: i sassi lanciati da Deucalione diventarono uomini, quelli lanciati da Pirra, donne 7. E nel terzo turno del destino, per volontà di Themis e senza alcun conflitto, fu un’altra titanide, sua sorella Febe, sposa di Ceo e madre di Latona e Ateria, ad insediarsi a Delfi. Esiodo nella Teogonia descrive la titanide con gli appellativi “Febe dalla corona d’oro” e “Brillante”, richiamando la sua funzione di dea titanica della profezia e dell’intelletto oracolare 8. Infine, fu proprio quest’ultima ad offrire l’oracolo, quale dono di nascita, a suo nipote Phoîbos Apóllōn, ovvero “Febo Apollo”. Anche la gemella di Apollo, la dea lunare Artemide, veniva chiamata con il nome di Phoebe.
Con le invasioni progressiva dei popoli indoeuropei, tribù di pastori e di cacciatori, tra cui i Ioni ed Eoli per primi e successivamente gli Achei e i Dori nel XII-XI secolo a.C., le divinità maschili olimpiche presero a sostituire e ad integrarsi con le divinità femminili titaniche dei popoli pelasgici pre-ellenici in tutta la l’antica Grecia 9. I pre-ellenici, adorati della Grande Madre e dediti al culto dei Titani, assorbirono le stirpi ioniche che professavano il culto degli dei dell’Olimpo, quali Zeus, Ade, Poseidone e soprattutto Apollo. Questo graduale cambiamento è testimoniato anche dai reperti archeologici ritrovati presso il santuario di Delfi: le statuette votive di sesso femminile vengono progressivamente sostituite tra l’XI e il IX sec. A. C. da analoghi simulacri esclusivamente maschili 10.
Di origini antichissime, il culto del dio Apollo fu tra i più celebri e diffusi in tutta l’Antica Grecia e nel bacino del Mediterraneo. Secondo le fonti storiche greche, il dio Apollo sarebbe migrato dalla Licia, una regione dell’Anatolia, assieme a sua madre Latona. Le sue caratteristiche peculiari infatti, quali le sembianze androgine, l’ineffabilità, l’aspetto del dio cacciatore, pastore e inseguitore del lupo (da cui l’epiteto “Apollo Liceo”), le qualità di dio ambiguo od obliquo (con l’epiteto “Apollo Lossia o Apollo Loxias”, l’oscuro), ma anche l’essere il dio della pestilenza, della guarigione e della profezia, derivano dalla cultura semitica. Esisteva infatti un importante dio anatolico, noto come Aplu, un dio terribile, legato alla malattia, ma anche alla guarigione, un potente arciere, protettore della caccia e degli animali selvatici. Inoltre, molti culti anatolici sono legati alla profezia e alle sacerdotesse (o anche ai sacerdoti) che cadono in trance mistica per profetizzare, proprio come le sacerdotesse di Apollo a Delfi. Il dio etrusco del sole e della divinazione, il corrispettivo italico del Apollo, venne chiamato Aplu o Apulu, richiamando l’arcaico dio solare anatolico. Apollo stesso ci da la conferma di questa origine, parteggiando per l’asiatica e anatolica città di Troia durante la famosa guerra descritta nell’Iliade.
Altri riferimenti in età arcaica, attestano delle probabili connessioni tra il dio Apollo e il periodo miceneo. Nella religione minoica esisteva una signora degli animali, collegabile ad Artemide-Diana, o anche a Britomarti/Diktynna, nome di origine minoica, che presumibilmente avrebbe dovuto avere un doppio maschile, ovvero Apollo. Inoltre, i sacerdoti di Apollo a Delfi si definivano Labryaden, nome che a sua volta rimanda alla doppia ascia e al labirinto, simboli molto importanti per la religione cretese. Il dio Apollo classico quindi, sarebbe il risultato di una fusione tra il dio anatolico ed elementi religiosi pre-ellenici 11.
Nel XII – IX sec. a.C., con un culto apollineo già pienamente formato, venne costruito il tempio di Apollo in pietra, nel quale la casta sacerdotale femminile, ed in particolare la Pizia, rispecchiavano in loro stesse l’equilibrio tra il nuovo e il vecchio culto, simboleggiando l’energia ctonia-lunare in unione con l’energia apollinea-solare 12.
La Pizia, una volta raggiunta la camera sotterranea sotto il tempio chiamata ádyton (ἄδυτον), dava i suoi responsi seduta sul tripode, inalando dei vapori tossici che provenivano dalle fenditure del terreno, simbolo dell’energia terrestre, e nel contempo masticava delle foglie di alloro, dalle proprietà allucinogeni, simbolo dell’energia solare, portandola in uno stato di trance estatico. Attraverso l’osservazione dell’acqua in un piattino appoggiato sulla mano sinistra (il lato femminile lunare) e tenendo un ramo di foglie di alloro nella mano destra (il lato maschile solare), la sacerdotessa vedeva il responso e, con la voce del dio Apollo, lo profetizzava al visitatore che lo avevo richiesto.
Il ruolo della Pizia era molto faticoso e per questo compito era incaricata una sacerdotessa scelta all’interno della casta del santuario e che, oltre ad essere originarie di Delfi, doveva provenire da una famiglia aristocratica. Inoltre, la Pizia doveva essere sempre una donna molto istruita, almeno nei tempi antichi: doveva infatti avere conoscenze di storia e letteratura, di filosofia e geografia e mostrare una buona attitudine nei confronti delle arti grafiche e musicali. La Pizia, in età arcaica, pronunciava gli oracoli in versi omerici (pentametri o esametri) e in dialetto ionico.
Diventare una Pizia era una posizione molto ambita dalle donne di Delfi, poiché garantiva una serie di privilegi: riceveva uno stipendio importante, non doveva pagare le tasse e poteva possedere proprietà private e partecipare ad eventi e feste pubbliche, tutti aspetti della vita che, alle donne greche dell’epoca, erano solitamente escluse. La loro vita però era molto breve e spesso le sacerdotesse morivano giovani, a causa del costante lavoro con l’energia apollinea, un’energia solare troppo intensa che inesorabilmente ti consuma 13.
Dalle indagini energetiche effettuate su una vita passata vissuta come oracolo del santuario a Delfi nel VI sec. a.C., durante il progetto di ricerca sulle vite passate in collaborazione con Andrea Nadir Orazi, è emerso come tutte le sacerdotesse di Apollo ricercavano un particolare stato interiore chiamato “Abbraccio del Sole”, una pratica iniziatica energetica che portava la sacerdotessa sul piano fisico all’autocombustione, mentre sul piano sottile il raggiungimento di questo traguardo avveniva con l’unione della stessa nel cuore di Apollo. Conseguire questa unione, era considerato la più alta onorificenza data da Apollo ed elevava la sacerdotessa al rango di semi-divinità, diventando una vera e propria “figlia di Apollo”. Nella esplorazione di questa vita passata, un gruppo di sacerdotesse avevano raggiunto nello stesso istante questo particolare stato energetico, causando però un enorme incendio che distrusse il santuario nel 548 a.C.
Il santuario di Delfi però non fu l’unico omphalos nell’Antica Grecia dove risiedeva l’oracolo. A Dodona infatti, una città situata nell’Epiro, si trovava un oracolo dedicato a due divinità pre-elleniche: Zeùs Molossòs o Zeùs Nàios, il dio del fulmine e re dell’Olimpo, e la Dea Madre, la dea Dione, la forma femminile del dio Zeus. Originariamente però, proprio come a Delfi, il sito era dedicato alla dea Gaia o Rhea. Il culto, incentrato attorno alla quercia sacra a Zeus, prevedeva l’interpretazione da parte dei sacerdoti Selloi del fruscío delle foglie dell’albero sacro a Zeus, in una prima fase, mentre le sacerdotesse profetizzavano in modo molto simile a quanto avveniva nel santuario di Delfi 14.
Oltre a Dodona, è esistito un altro santuario oracolare dedicato ad Apollo a Kerameikos, a nord-ovest dell’acropoli di Atene. Nel 2012, grazie ad una squadra archeologica guidata dalla dott.ssa Jutta Stroszeck, direttore dello scavo di Kerameikos per conto dell’Istituto archeologico tedesco di Atene, è stato trovato il più antico tempio oracolare dedicato ad Apollo ad Atene. Un omphalos, appoggiato su una lastra di marmo, copriva l’entrata del sacro pozzo oracolare, situato nel tempio di Artemide Soteira e di Apollo, dove le sacerdotesse praticavano l’idromanzia, ovvero l’arte divinatoria basata sull’osservazione dell’acqua. Si è scoperto inoltre venti iscrizioni che ricoprono le pareti del pozzo che ripetono la stessa frase: “ΕΛΘΕ ΜΟΙ Ω ΠΑΙΑΝ ΦΕΡΩΝ ΤΟ ΜΑΝΤEΙΟΝ ΑΛΗΘΕΣ”, che significa “Vieni da me, O Paean, e porta con te il vero oracolo”. Il nome Paean deriva dal greco παιάν (paián) – in dialetto ionico παιήων (paiéon) – che significa “colui che guarisce”, l’antico nome miceneo di Apollo 15.
La medesima unione tra un culto pre-ellenico lunare e un culto indoeuropeo solare, è presente nella caverna detta “Antro della Sibilla” nei pressi del Lago Averno a Cuma, sede oracolare della Sibilla Cumana, una tra le più importanti sibille del mondo antico. Il titolo di Sibilla cumana era conferito unicamente alla somma sacerdotessa dell’oracolo del dio Apollo e della dea Ecate o Hera. Secondo la leggenda ed alcuni reperti archeologici scoperti nel sito, attorno al VII sec. a.C la divinità connessa all’oracolo era inizialmente Hera, la grande dea madre dell’Olimpo, il cui antico culto discendete dalla cultura minoica e pelasgica. L’appellativo con cui veniva chiamata la Sibilla Cumana era Herophile, “amica di Hera”. Inoltre, vi è un’iscrizione su un dischetto bronzeo in alfabeto calcidese, databile alla seconda metà del VII sec. a.C., che recita la frase: “Hére ouk eai epimanteuesthai”, ovvero “Hera, non permette che si torni a consultare l’oracolo”, confermando l’appartenenza dell’oracolo a questa divinità. Successivamente, il controllo della sede oracolare passò da Hera ad Ecate, dea lunare delle arti magiche e divinità psicopompa, ed infine al dio Apollo. La Sibilla, che inizialmente svolgeva l’oracolo per sortes, iniziò a trascrivere in esametri i suoi vaticini su foglie di palma, attraverso uno stato di trance estatico. Alla fine della predizione, le foglie erano mischiate dai venti provenienti dalle cento aperture dell’antro, rendendo i vaticini “sibillini” 16.
1 Delfi. (29 maggio 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Delfi (ultima visita 13/06/2020).
2 Parnaso. (10 aprile 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Parnaso (ultima visita 13/06/2020).
3 Delfi, Enciclopedia dell’Arte antica 1960, Treccani, http://www.treccani.it/enciclopedia/delfi_(Enciclopedia-dell’-Arte-Antica) (ultima visita 13/06/2020).
4 Pizia, Enciclopedia Italiana 1935, Treccani, http://www.treccani.it/enciclopedia/pizia_%28Enciclopedia-Italiana%29/ (ultima visita 13/06/2020).
5 Apollo. (20 maggio 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Apollo (ultima visita 13/06/2020).
6 Delfine. (6 aprile 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Delfine (ultima visita 13/06/2020).
7 Temi. (24 gennaio 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Temi (ultima visita 13/06/2020).
8 Febe (titanide). (21 giugno 2019). Wikipedia, L’enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Febe_(titanide) (ultima visita 13/06/2020).
9 Denominazioni dei Greci. (5 marzo 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Denominazioni_dei_Greci (ultima visita 13/06/2020).
10 Margherita Bottino, La divinazione nell’antichità classica [1] in Agorà VII, ottobre-dicembre 2001.
11 Apollo. (20 maggio 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Apollo (ultima visita 13/06/2020).
12 Tempio di Apollo (Delfi). (3 agosto 2019). Wikipedia, L’enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Tempio_di_Apollo_(Delfi) (ultima visita 13/06/2020).
13 L’Oracolo di Delfi, il più famoso e temuto centro oracolare del mondo greco, Cronistoria, https://cronistoria.altervista.org/loracolo-di-delfi-il-piu-famoso-e-temuto-centro-oracolare-del-mondo-greco/ (ultima visita 13/06/2020).
14 Dodona. (2 giugno 2019). Wikipedia, L’enciclopedia libera, https://it.wikipedia.org/wiki/Dodona (ultima visita 13/06/2020).
15 Philippe Bohstrom, Archaeologists Find First Ancient Oracle to Apollo in Athens, Haaretz, https://www.haaretz.com/archaeology/ancient-oracle-to-apollo-found-in-athens-1.5392711 (ultima visita 13/06/2020).
16 Vincenzo Crosio, Cuma e il culto di Apollo medico nei Campi Flegrei, Qui Campi Fregrei, https://www.quicampiflegrei.it/2019/11/10/cuma-e-il-culto-di-apollo-medico-nei-campi-flegrei/ (ultima visita 13/06/2020).